Thomas Sankara e “la terra degli uomini integri” (IV parte)

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E’ il 4 agosto 1983: un data storica per il futuro Burkina Faso.

Il popolo dell’Alto Volta è in piazza: è il popolo di Thomas, che ne richiede il rilascio immediato.

Nel frattempo Blaise Compaorè sta viaggiando con un nutrito seguito di parà verso la capitale Ouagadougou: sono partiti dalla caserma militare di Pô, circa 150 km a sud della capitale. Sarà proprio la compagnia di parà, agli ordini di Compaorè, a destituire Ouèdraogo ed insediare, osannato dalla popolazione, Thomas Sankara come presidente; e presidente rimarrà fino al tragico 15 ottobre 1987, giorno in cui, assieme ad altri 12 ufficiali, perderà la vita in un attentato, per mano, pare ormai con certezza giudiziaria, dello stesso amico e compagno che l’aveva insediato: Blaise Compaorè.

Il giorno dell’insediamento, Sankara dichiarò:

Noi siamo quello che siamo, cioè un regime che si consacra anima e corpo al benessere del proprio popolo. Chiamate ciò come volete, ma sappiate che non abbiamo bisogno di etichette. La nostra è una rivoluzione autentica, diversa dagli schemi classici”.

Decolonizzare la mentalità

Come abbiamo già avuto modo di anticipare negli scorsi articoli, Thomas Sankara capì l’importanza di una rivoluzione culturale necessaria a monte, prima cioè di una rivoluzione economica e sociale. Esisteva l’urgenza di cambiare la mentalità coloniale disegnata in secoli di sfruttamento da parte di potenze straniere, prima fra tutte la Francia. E questo processo partì proprio dalle basi, dalle fondamenta del tessuto sociale: il nome del paese, quindi il sostantivo indicante il cittadino del neonominato Burkina Faso, passando per la bandiera e la designazione di un nuovo inno nazionale.

Da Alto Volta a Burkina Faso: il nuovo nome

La decisione del cambio nome della nazione arriva nel giorno simbolico del primo anniversario della rivoluzione: il 4 agosto 1984.

Alto Volta (che ricordiamo derivare dal nome dato ai colonizzatori portoghesi nel XV secolo ad uno dei maggiori fiumi della regione, “Rio de Volta”) diviene l’attuale Burkina Faso: ma perchè questo nome? A nostro avviso le ragioni sono due, una di carattere identitario ed uno “augurale”.

Il nome significa “la terra degli uomini integri”, in un paese martoriato economicamente e socialmente dalle trame politiche dominate dalla corruzione: scorgiamo in questo significante un “augurio” appunto, un desiderio, un auspicio di cambiamento e realizzazione di una società più giusta, equa e basata su inamovibili pilastri di collaborazione sociale.

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d’inventare l’avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l’avvenire.“

Il carattere identitario lo scorgiamo nella scelta dei termini che compongono il nuovo nome: in un paese dove la lingua ufficiale rimane il francese dei colonizzatori, le parole costituenti il cambiamento sono scelte tra i più di 60 idiomi parlati dalla gente comune.

  • BURKINA e’ un termine in lingua more che significa “onore”/”integrità”
  • FASO e’ un termine in lingua bambara che significa “terra”/”patria”

Il nuovo cittadino: burkinabè

Una curiosità riguardante l’inevitabile nuovo sostantivo indicante il cittadino del Burkina Faso: burkinabé.

Il suffisso “bè” indica, in una terza lingua locale, il “peul”, l’abitante di genere neutro, senza specificazioni di sesso: vedremo più avanti, nell’articolo sulla descrizione delle riforme attuate, come questo dettaglio, a prima vista insignificante, sia foriero di un punto vista capovolgente per una società, patriarcale e maschilista, come quella del Burkina Faso della prima metà degli anni ’80.

La nuova bandiera

Chiaramente, sull’onda del rinnovamento, non poteva mancare il cambio della bandiera.

Bandiera dell’Alto Volta

Adottata dal governo nel dicembre 1959, nel periodo di transizione dal colonialismo “ufficiale” francese all’indipendeza “di forma”, lo stendardo è costituito da tre fasce orizzontali (nera, bianca e rossa) che simboleggiano i tre principali rami del Volta che sorgono dagli altopiani di Bobo Dioulasso.

Bandiera del Burkina Faso

Adottata ufficialmente il 4 agosto del 1984, nel giorno del primo anniversario della rivoluzione, porta, con sè e in sè, il cambiamento nella direzione del panafricanismo: una fascia superiore rossa, una inferiore verde con una stella a 5 punte, gialla, che entrambe le sormonta.

Il verde richiama chiaramente la ricchezza dell’agricoltura e della vegetazione rigogliosa, senza trascurare il simbolismo legato al sentimento della speranza.

Il rosso sta a sottolineare l’importanza della lotta rivoluzionaria contro il colonialismo.

La stella sta ad indicare la ricchezza dei giacimenti minerari, senza per questo sminuire la sua valenza simbolica di faro, di “luce guida” per la classe dirigente.

Alcuni sostengono un’analogia, o addittura una libera ispirazione, alla bandiera del Fronte di liberazione nazionale del Vietnam del Sud: c’è da sottolineare l’effettiva ammirazione per i guerriglieri vietnamiti che aleggiava all’epoca in molti movimenti africani per la lotta contro la colonizzazione.

Nel prossimo articolo cercheremo di dare un quadro, più completo possibile, seppur inevitabilmente sommario, delle riforme attuate e dei risultati ottenuti dal governo Sankara.

I parte

II parte

III parte

V parte

VI parte

VII parte

VIII parte

Rooseveltpedia n°19: “Il mito di Thomas Sankara”.

Articolo di Samuele Guizzon (samuele.guizzon@movimentoroosevelt.com)

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