Settembre 1944: la situazione a Bassano del Grappa

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Ad un anno ormai dal celebre armistizio dell’8 settembre ’43, a Bassano del Grappa, e in particolare sul Monte Grappa, si ritrovavano all’incirca 1200 partigiani: si tratta di ex militari del Regio Esercito che nella montagna trovano un riparo sicuro, ma vi risiedono anche molti giovani renitenti alla leva o contrari a servire i tedeschi nell’organizzazione Todt.

I bandi di reclutamento del gen. Graziani

Molti infatti i giovani che non risposero ai bandi di reclutamento del gen. Graziani: un primo il 9 novembre ’43; un secondo del 4 febbraio ’44 a cui si aggiunse la minaccia della pena di morte per i disertori o renitenti (“mediante fucilazione nel petto […] eseguita, se possibile, nel luogo stesso di cattura o nella località […] di dimora”); e infine un terzo, 7 aprile ’44, detto ”della clemenza”, che prevedeva una piena assoluzione per chi si fosse presentato entro il 25 maggio.

I rastrellamenti e le perquisizioni, dopo la pubblicazione del  terzo bando, divennero feroci e continui, e obbligarono quindi i giovani a una drammatica decisione: arruolarsi nell’esercito di Salò, lavorare per i tedeschi nell’organizzazione Todt o schierarsi con la Resistenza. Le motivazioni della scelta furono varie, e ancora oggi gli storici ne discutono approfonditamente: fedeltà alle istituzioni monarchiche, sentimenti di contrasto dopo la terribile spedizione, con ritirata, dell’Armir, anni di confino, moti antifascisti…

La repentina crescita del movimento di Resistenza dopo l’8 settembre

I citati bandi Graziani, fecero collateralmente crescere repentinamente, nel giro di pochi mesi appunto, le fila totali della Resistenza, portando da 15000 a 50000 circa le unità: come precedentemente detto, nel Grappa, al settembre ’44, se ne contavano circa 1200. Gli uomini in uscita dal Regio Esercito, sufficientemente addestrati, mentre, seppur con buona volontà  degli ufficiali addestranti, minima o nulla era la preparazione per i restanti.

La situazione militare dei resistenti e le azioni di guerriglia

A questa, già di per sé, eloquente descrizione della situazione militare, si deve aggiungere una scarsità di armamenti e munizioni, per di più armamentario leggero (poche mitragliatrici, qualche Bren, Sten, carabine fucili, qualche bomba a mano): materiale racimolato prevalentemente da qualche raro lancio aereo alleato o da colpi di mano contro caserme della RSI e della GNR; solo il 70% dei resistenti risultavano, alla fine dei conti, armati, e, in caso di scontro a fuoco, con munizionamento per poche ore. 

Nonostante queste premesse, le operazioni partigiane nell’estate ’44 si fecero frequenti: clamoroso l’attentato al Forte Tombion del 7 giugno, che interruppe per molti giorni il traffico stradale e ferroviario della Valsugana, mentre molteplici furono le operazioni di sabotaggio delle linee ferroviarie Bassano-Padova e Trento-Bassano-Venezia: il plastico, al contrario, abbondava, recuperato dalle polveriere e dai depositi della zona. Proprio questa intensa attività della Resistenza, fece pianificare nei mesi estivi del ’44, l’accerchiamento del Grappa da parte dei tedeschi, con il supporto di Brigate nere del circondario.

Le organizzazioni della Resistenza di stanza sul massiccio del Grappa

In particolare, nel massiccio, si trovavano:

Brigata “Italia Libera”, non politicizzata, inizialmente unica formazione, poi scissa in due tronconi,  “Campocroce” e “Archeson”, rispettivamente agli ordini del maggiore Edoardo Pierotti (“Riva”) e del capitano Lodovico Todesco (“capitano Giorgi”).

Brigata “Matteotti” con 500 uomini divisi in 3 battaglioni, di ispirazione socialista, al cui comando è il capitano Angelo Pasini di Asolo (soprannominato “Longo” o “Dodici”). DI stanza nella parte centrale del massiccio, tra il territorio della malga Val delle Foglie e la valle dello Schievanin.

-2 Battaglioni garibaldini della Brigata “Gramsci”, il “Montegrappa” e l’”Anita Garibaldi”, per un totale di 150 uomini. Controllano i sentieri e le mulattiere di Pove, Solagna, San Nazario, Cismon e un tratto della strada Cadorna.

40 carabinieri (di stanza al comando di cima Grappa.

-militari britannici ed ex-prigionieri fuggiti dai campi di prigionia di Padova e Treviso dopo l’8 settembre.

Il coordinamento britannico

Come si evince dai nomi scelti per i vari raggruppamenti, non si può non convenire con le parole annotate dal maggiore inglese H.W. Tilman:

“un assembramento eterogeneo di partigiani […] di idee politiche di colore diverso”

Si deve proprio al lavorio del maggiore in coppia con il capitano inglese P.N. Brietsche, la costituzione di un Comando Unico di tutte le formazioni del Grappa all’inizio di settembre. Paracaduti sull’Altopiano di Asiago tra il 10 e l’11 di settembre, si radunarono nei giorni seguenti al rifugio “Bassano” assieme ai comandanti delle varie brigate. Le richieste di Tillman furono:

-costituzione, appunto, di un comando unico sul Grappa

-una volta ricevuto l’ordine dal comando supremo alleato, che le forze lanciassero subito l’offensiva

Una volta avuto il consenso dei partecipanti, Tillman assicurò supporto anglo-americano, comprensivo di mortai e cannoni anticarro, e venne eletto, dopo un’accesa discussione, come comandante unico, il capitano Paride Brunetti.

Questi furono in sintesi gli uomini che a partire dall’alba del 20 settembre, ore 6:30, provarono a resistere all’accerchiamento ideato dai reparti della Wermacht delle SS, con l’ausilio di varie integrazioni di cui parleremo in seguito.

Gli articoli collegati:

Parte 1- Introduzione e contesto europeo nel ’43-’44

Parte 2- La situazione nel bassanese

Parte 3- Le forze nazifasciste in gioco

Parte 4- I giorni precedenti il rastrellamento

Parte 5- L’azione militare nazifascista sul Grappa

Parte 6- La testimonianza di Don Odone Nicolini

Parte 7- Il silenzio, le immagini, la memoria

Articolo di Samuele Guizzon

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