Lo strano caso della scimmia di Scopes

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Siamo in Tennessee, nel 1925: John Scopes è accusato di aver violato una legge dello stato, il cosiddetto “Butler Act”, che aveva reso illegale insegnare l’evoluzione umana in qualsiasi scuola finanziata dallo stato. Il processo attirò un’intensa pubblicità nazionale, poiché tutti i giornalisti nazionali si riversarono nella cittadina di Dayton, teatro degli avvenimenti, per scoprire i grandi nomi degli avvocati che avevano accettato di rappresentare ciascuna delle parti. Alcune udienze furono anche trasmesse via radio.

Il processo

L’accusa era rappresentata da William Bryan, tre volte candidato (sconfitto) alla presidenza ed ex Segretario di Stato, mentre il noto avvocato Clarence Darrow rappresentava la difesa di Scopes.

Durante il processo, la difesa sostenne che non c’era in realtà alcun conflitto tra l’evoluzione e il racconto della creazione nella Bibbia; in seguito, questo punto di vista sarebbe stato chiamato evoluzione teistica. A sostegno di questa affermazione, la difesa chiamò a testimoniare otto esperti di evoluzione.

La parzialità del giudice Raulston

Ma a parte il dottor Maynard Metcalf, uno zoologo della Johns Hopkins University, il giudice non consentì a questi esperti di testimoniare di persona, ma solo a presentare dichiarazioni scritte in modo che le loro prove potessero essere eventualmente utilizzate in appello. In risposta a questa decisione, l’avvocato Darrow ha fatto un commento sarcastico al giudice Raulston, che era palesemente schierato con l’accusa, e dovette scusarsi il giorno successivo per evitare di essere a sua volta condannato per oltraggio alla corte. All’inizio del processo, il giudice Raulston, citò egli stesso la Genesi e il Butler Act. Avvertì anche la giuria di non giudicare il merito della legge (che sarebbe però diventato il fulcro del processo) ma solo la violazione della legge, che definì definito un “alto reato”.

Lo scontro tra l’accusa dell’avv. Bryan e la difesa di Darrow

L’accusa rappresentata da Bryan criticò la teoria di Darwin per aver insegnato ai bambini che gli umani erano solo uno dei 35.000 tipi di mammiferi e si lamentò dell’idea che gli esseri umani discendessero “Nemmeno dalle scimmie americane, ma dalle scimmie del vecchio mondo”.

Darrow rispose parlando di una nuova “inquisizione”, e sostenne che la Bibbia dovrebbe essere preservata nel regno della teologia e della morale e non certo inserita in un corso di scienze.

Il sesto giorno del processo, la difesa aveva esaurito i testimoni, visto che il giudice aveva rigettato quasi tutti quelli proposti, ed il settimo giorno Clarence Darrow fece il passo assai poco ortodosso di chiamare proprio William Bryan, avvocato dell’accusa, a testimoniare nel tentativo di dimostrare quella fede nella storicità della Bibbia e nei suoi numerosi resoconti di miracoli.

Bryan accettò, fermo restando che Darrow si sarebbe a sua volta sottoposto all’interrogatorio di Bryan. Le prime domande riguardarono il libro della Genesi, comprese le domande sul fatto che Eva sia stata effettivamente creata dalla costola di Adamo, su dove Caino prese moglie e su quante persone vivessero nell’antico Egitto.

Darrow ha usato questi esempi per suggerire che le storie della Bibbia non dovevano essere lette in modo necessariamente realistico, e che non dovrebbero essere usate nell’insegnamento della scienza.

A quel punto il giudice decise che il controinterrogatorio di Darrow da parte di Bryan non fosse necessario, il giudice decise di andare direttamente al verdetto. La difesa, in segno di protesta per non aver potuto presentare alcuna prova o testimonianza, rifiuterà di fare l’arringa finale, e, secondo la legge del Tennessee, questo impedì anche all’accusa di riassumere il suo caso, impedendo a Bryan di presentare la sua sintesi preparata, con suo grande dispiacere.

In tutto il processo, l’accusato, Scopes non testimonierà mai.

La sentenza: Scopes è colpevole

Dopo otto giorni di processo, la giuria impiegò solo nove minuti per deliberare. Scopes fu dichiarato colpevole il 21 luglio, e gli fu ordinato dal giudice Raulston di pagare una multa di $ 100 (equivalente a circa $ 1.500 di oggi ).

Bryan morì improvvisamente cinque giorni dopo la conclusione del processo, molti ritennero per lo sforzo sostenuto nel rappresentare l’accusa.

La sentenza fu appellata alla Corte Suprema del Tennessee, che respingerà tutto il ricorso nel merito, ma annullerà la condanna a causa di un cavillo legale : la giuria avrebbe dovuto decidere la multa, e non il giudice, poiché in base alla costituzione dello stato, i giudici del Tennessee non potevano in quel momento stabilire multe superiori a $ 50 e il Butler Act aveva specificato una multa minima di $ 100.

Ma aggiunse anche una una raccomandazione totalmente inaspettata e inusuale:

La corte è informata che l’attore in errore non è più al servizio dello Stato. Non vediamo nulla da guadagnare prolungando la vita di questo caso bizzarro. Al contrario, pensiamo che la pace e la dignità dello Stato, a cui tutti i procedimenti penali sono portati a riparare, saranno meglio conservate dall’entrata di un “nolle prosequi” (non luogo a procedere) in questo documento. Tale corso è suggerito al procuratore generale.

Il procuratore generale annunciò immediatamente che non avrebbe richiesto un nuovo processo , mentre gli avvocati di Scopes si dissero allibiti sdalla decisione sbalorditiva, in quanto volevano una assoluzione nel merito.

Infine, nel 1968, la Corte Suprema degli Stati Uniti stabilì che tali divieti contravvenivano alla clausola istitutiva del Primo Emendamento perché il loro scopo principale è religioso. Il Tennessee aveva abrogato il Butler Act solo l’anno precedente.

Alcune fondamentali riflessioni sul caso

Questa curiosa storia, ed il bellissimo film con Spencer Tracy e Gene Hackman che raccomando, ci permettono di riflettere su diversi argomenti.

Il primo, forse più superficiale, che ci interessa meno, è quello dello scontro fra creazionisti ed evoluzionisti. Basterà dire che, ancora oggi, una percentuale assai alta di persone nel mondo occidentale non crede che l’uomo sia frutto di evoluzione, ma che sia stato, fisicamente, creato da Dio qualche migliaio di anni fa, ignorando ogni tipo di reperti che nel frattempo sono stati ritrovati.

Il secondo riguarda lo stato confessionale: ancor oggi sono visibilissimi delle pesanti eredità confessionali in moltissime leggi, non solo delle nazioni palesemente illiberali, ma anche del mondo occidentale che si professa (nel governo), laico, democratico e liberale. Non sono infatti pochi i casi in cui si utilizza la legge per imporre dottrine morali, dottrine di comportamenti privati, si ignora in modo perlomeno complice la discriminazione verso chi non si identifica nella morale “di stato”, pur senza creare danno ad alcuno.

Il terzo riguarda la neo-pulsione anti-scientifica, che è particolarmente viva nei tempi che viviamo, che non siamo più in grado, prigionieri dei nostri sensi di colpa e del poco amore per i nostri valori di libertà, di contrastare efficacemente, in un epoca che non vede dei Tommaso d’Acquino o Guglielmo da Occam. Voglio citare alcune parole di Marco Gervasoni:

“Stiamo assistendo ad un vero e proprio rigetto della scienza, alimentato da una cultura del sospetto, della sfiducia, del «risentimento», per cui lo scienziato è considerato qualcuno che lavora di nascosto, che scrive e parla un linguaggio astruso, che vuole darci a bere le sue teorie, certamente in mala fede, legate agli interessi delle «grandi aziende». Una sorta di populismo il cui obiettivo polemico non è, una volta tanto, il politico, ma l’uomo di scienza. Il quale, sì, in effetti, lavora di nascosto, perché la ricerca si pratica in luoghi chiusi e non accessibili all’uomo della strada, parla un linguaggio non a tutti comprensibile, perché così deve essere quello scientifico. Quanto al rapporto con le «grandi aziende», è del tutto sacrosanto: molte delle più importanti ricerche del nostro tempo non avrebbero visto la luce senza il finanziamento del capitale privato. A sua volta, siccome la scienza determina le scoperte tecnologiche e quindi l’innovazione, questa cultura della paranoia e del sospetto produce un immaginario ostile allo sviluppo, alla crescita, all’impresa economica. Si tratta in buona sostanza di un’ondata anti-moderna e reazionaria nel senso etimologico del termine, convinta, almeno nei suoi frangenti più acculturati, che il mondo fosse migliore prima della «manipolazione» scientifica – e sarebbe divertente mandare qualcuno di loro indietro nel tempo, a vivere nelle campagne non dico del Medioevo, ma anche solo di inizio Novecento. Paradossalmente, ma fino a un certo punto, questo populismo antiscientifico si nutre delle scoperte della scienza e della tecnologia, cioè della rete. Le bizzarre teorie, rigettate dalla comunità scientifica, si alimentano, si diffondono e si propagano infatti via web, mentre senza internet forse non esisterebbero neppure. E poi si amplificano nei social network, che danno a tutti quelli prima quasi esclusi dalla parola scritta, la potenza di esprimere giudizi che la loro comunità ritiene legittimi quanto, se non più, quelli degli «esperti». Pur essendo un fenomeno globale, v’è qui un fondo anti-moderno sempre presente nella nostra storia di italiani e che però nel passato i politici avevano cercato di correggere. Oggi invece molti di questi non solo rincorrono le pulsioni più oscure e irrazionali che promanano dal corpo sociale, ma se ne fanno a loro volta megafono e rappresentanti nelle istituzioni, «basta con gli esperti». Che invece non solo servono, sono indispensabili: e il guaio del nostro Paese è di non averne abbastanza.”

Link per l’episodio: https://www.spreaker.com/user/runtime/dc-1×10-mixdown

Link per la serie:


Spreaker https://www.spreaker.com/show/delendacarthago

Spotify https://open.spotify.com/show/31EkRrta8kLLBQtoVzgxJu

Email per interloquire: delendacar@gmail.com

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Leggi anche l’articolo della precedente puntata di Delenda Carthago cliccando qui.

Articolo di Roberto Tomaiuolo

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