Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri

Il grado di civiltà di un Paese sono le carceri

Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri: così Voltaire nel XVIII sec, dopo di lui, nel XIX sec., Dostoevskij. Mondi diversi, epoche diverse, culture diverse, ma una comune sensibilità umana nei confronti di chi soffre, per colpa o per sciagura.

Prendiamo spunto dalla recentissima pubblicazione del “Rapporto di metà anno 2021” da parte dell’Ass. Antigone per inaugurare un filone di informazione che vedrà, nel futuro prossimo, il Movimento Roosevelt adoperarsi per portare alla luce una realtà troppe volte e per lunghissimo tempo trascurata, o, colpevolmente messa in disparte, dalla società civile: società che a nostro avviso, per definirsi appunto, civile, deve farsi carico di riformare l’idea stessa di sistema carcerario, ma soprattutto, di rimodulare l’ambiente fisico di detenzione e rimodellare il modello di comunità carceraria.

Inizieremo quindi riproponendo qui alcuni dati, i più importanti e significativi a parer nostro, che emergono dal rapporto dell’Associazione Antigone.

IL SOVRAFFOLLAMENTO

Al 30 giugno 2021, si registrano 53.637 detenuti, a fonte di una capienza totale ufficiale di 50.779: il tasso di affollamento ufficiale si attesta quindi al 105,6%. In realtà, il tasso reale è di 113,1%, visto che il Garante Nazionale ha ricordato che i posti per persone private della libertà effettivamente disponibili sono 47.445. Il dato è già di per sé allarmante, ma la situazione è ben peggiore: si tratta infatti di un dato medio.

Di 189 istituti, 117 hanno un tasso superiore al 100%:

            -54 istituti con un tasso compreso tra il 100% e il 120%

            –52 istituti con un tasso compreso tra il 120% e il 150%

            -11 istituti con un tasso compreso oltre il 150%

La situazione peggiore si registra a Brescia con un tasso vergognoso del 200%.

LA DETENZIONE E LA DROGA

Il 15,1% dei detenuti, son in carcere per violazione del Testo Unico sulle droghe (19.260).

Se invece che al reato, focalizziamo lo sguardo sulla persona, un detenuto su quattro è tossicodipendente, con una crescita percentuale tra il 2005 e il 2020 di 10 punti percentuali (28,41% nel 2005-38,6 nel 2020). Questo dato, estremamente delicato per molti aspetti, è ancor più allarmante se contestualizzato nell’attuale situazione di diffusione dell’epidemia di Covid19, dato che i soggetti tossicodipendenti sono maggiormente soggetti a contrarre malattie infettive.

LA POPOLAZIONE CARCERARIA

Analizzando i numeri, si evince che la popolazione carceraria è così composta:

            -95,8% uomini – 4,2% donne

            -67,6% italiani – 32,4% stranieri

Analizzando i dati per età, si rileva che:

            -fascia 18-29 → 17%

            -fascia 30-49 → 42,6%

            -fascia 50-69 → 25,6%

            -fascia 70+    → 1,7%

            -29 i bambini sotto i 3 anni che vivono con le madri

IL GRADO DI GIUDIZIO

Sempre in riferimento ai dati al 30 giugno, distribuendo statisticamente la popolazione carceraria in base al grado di giudizio attuale, si evidenzia che:

            -69,4% sconta una pena definitiva

            -15,5% in attesa del primo giudizio

            -14,5% condannato ma non in via definitiva

            -0,6% rappresenta gli internati

Dei condannati non definitivi:

            -48,4% in attesa della sentenza di appello

            -39,2% in attesa della Cassazione

            -12,4% ha più di un procedimento aperto

LA CARCERAZIONE E IL LAVORO

I detenuti lavoranti sono 17.937, che equivale ad un terzo dell’intera popolazione carceraria.

Di questi:

            -88% lavora alle dipendenze dell’amministrazione carceraria

            -12% per datori di lavoro esterni

LA FORMAZIONE ALL’INTERNO DEGLI ISTITUTI

Nel secondo semestre del 2020, i corsi professionali attivati sono stati 117, di cui 92 a termine: un dato incoraggiante e in aumento rispetto al primo semestre, ma ancora lontano dai valori pre-epidemia.

Dei 1279 iscritti inizialmente, 1184 risultavano ancora iscritti al termine dei corsi e solo 157 hanno ottenuto la promozione.

Per quanto riguarda la formazione scolastica, caratterizzata in quest’ultimo periodo dalla DAD, il 94% degli istituti ha conosciuto l’interruzione della didattica in presenza, causando un alto tasso di abbandono: nel 20% degli istituti, 1 studente su 3 ha abbandonato.

LA SITUAZIONE AMBIENTALE

Nel  42% degli istituiti son state trovate celle con schermature alle finestre che limitano il passaggio d’aria e della luce solare.

Nel 36% delle carceri, vi sono celle senza doccia. Addirittura nel 31% degli istituti visitati dall’Ass. Antigone, vi erano celle prive di acqua calda, con episodi frequenti anche di mancanza totale di acqua corrente.

IL PERSONALE CARCERARIO

Solo il 65% degli istituti ha a capo un direttore assegnato esclusivamente: per il restante 35%, il direttore risulta responsabile di più strutture, con tutto ciò che di negativo ne consegue a livello organizzativo e di qualità di vita, sia per i detenuti, sia per gli operatori.

Enorme il divario tra il personale di custodia e il personale dell’area trattamentale: il rapporto tra poliziotto penitenziario e detenuti è di 1,6, mentre tra educatore e detenuto è di 91,8.

Dei circa 3 miliardi spesi per il funzionamento carcerario per adulti, il 68% è investito per la polizia penitenziaria, che vanta un corpo di 32.500: per legge l’organico dovrebbe attestarsi sulle 37.181 unità, con un deficit attuale del 12,5%.

UNO SGUARDO AL FUTURO

Abbiamo qui voluto quindi alzare un velo sulla situazione attuale del sistema carcerario italiano, grazie al report stilato dall’Ass. Antigone.

Ne esce un quadro che deve spingere ognuno di noi a capire e conoscere meglio una realtà, quella degli istituti carcerari, descritta con numeri impietosi: dati che parlano di celle senza acqua calda, di sovraffollamento, di educatori impossibilitati a svolgere il loro preziosissimo lavoro, a poliziotti penitenziari in numero inferiore al dovuto.

Son numeri che devono far riflettere tutti noi: perché ci parlano di persone in attesa di giudizio, perché ci stanno parlando di storie di emarginazione, di disagio sociale, ma anche di riscatto, di seconde opportunità, di una nuova vita…

Ed è responsabilità individuale di ognuno, ma è anche dovere sociale…

Con questo primo resoconto, intendiamo iniziare un monitoraggio costante della situazione carceraria italiana e, contestualmente, muovere un primo passo di un lungo percorso di conoscenza delle specificità legate a questa realtà: risvolti e problematiche che non riguardano solamente il lato  del detenuto, ma pure la parte degli operatori, che nell’ambiente degli istituti trovano il loro ambiente di lavoro, siano essi poliziotti, direttori, educatori o medici.

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Articolo di Samuele Guizzon

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