L’esempio del C. T. R. di Venezia per danza e teatro

Il teatro è in forte sofferenza. La sensazione che abbiamo noi del settore è che siamo una categoria in via di estinzione. C’è spaesamento, sconforto… Ogni giorno che passa dobbiamo trovare la motivazione per continuare a fare il nostro lavoro, a dargli un senso. È vero che gli artisti, grazie alla loro capacità di inventare soluzioni, si barcamenano sempre, ma la situazione continua da troppo tempo…  c’è grande stanchezza.

Fare teatro con le mascherine è difficile. Il viso è un forte punto di espressività, nasconderlo a metà è quasi annullarlo. Ogni elemento a teatro ‘dice’ qualcosa. Se si guarda gente con la mascherina come si fa ad andare nel sogno, nella fantasia, nel mondo immaginario in cui il teatro ci porta? Come si fa ad entrare in un altro spazio/tempo e diventare ‘Re Lear’, oppure ‘Romeo e Giulietta’, altro da sé? Viene a mancare l’elemento trasformativo.

Il teatro è prima di tutto relazione, è qualcosa che si fa insieme. Fare teatro con il distanziamento blocca i corpi, blocca le azioni. Ha una funzione liberatoria, di espressione di sé. Com’è possibile esprimersi se si deve stare attenti in ogni istante a non avvicinarsi? Bloccare il corpo, le emozioni, bloccare gli impulsi… è il contrario di come ci si sente in scena. Fare teatro senza un pubblico toglie al teatro la sua ragione di esistere. Il teatro esiste quando è condiviso con un pubblico. Dedicarsi esclusivamente alle prove senza sapere se andrai in scena è fortemente demotivante. Manca metà dell’esperienza.

Vorrei raccontare la mia storia, la storia di quest’ultimo anno del C.T.R. Centro Teatrale di Ricerca di Venezia, uno spazio dedicato alla produzione di spettacoli di danza e teatro e alla formazione a tutti i livelli per bambini, adulti e anziani.

A ottobre, quando il Governo ha chiuso alcune attività, abbiamo fatto una riunione con tutti gli insegnanti perché eravamo molto restii a passare direttamente alle lezioni on line… Danza e teatro on line per noi era veramente l’ultima spiaggia. Abbiamo visto il rischio molto vicino di far morire il nostro settore, perché dare come assodato che il teatro e la danza si possano fare on-line significa andare contro il principio fondante di queste due arti, che vivono di presenza!

Abbiamo cercato di studiare i DPCM, ma non riuscivamo ad orientarci, ed è a quel punto che abbiamo deciso di rivolgerci a Monica Soldano di Movimento Roosevelt che ci ha fornito il contatto dell’avvocato Stefania Cappellari di Verona, che ci ha aiutati nell’interpretazione del DPCM e permettendoci di avviare un’attività in presenza rispettando le normative. Abbiamo scoperto che i laboratori teatrali potevano continuare e trasferendo le lezioni di danza all’aperto: tre insegnanti hanno continuato a dare lezioni in esterno durante tutto l’inverno, come vere e proprie guerriere. Per questo abbiamo creato un movimento che si chiama R/Esistenza: lo trovate anche su FB e potete ammirare le foto delle attività che sono state fatte durante l’inverno.

Molti studenti hanno partecipato e chiesto a gran voce che le lezioni continuassero. Abbiamo ricevuto davvero tanti ringraziamenti e capito che c’è grande, grandissimo bisogno per tutte le fasce di età di continuare a svolgere questo tipo di attività: il teatro e la danza NON sono tempo libero, rispondono a bisogni primari dell’essere umano, prima di tutto quello dell’espressione di se stessi.

Certo, non è forse la strada più facile, serve coraggio e volontà di impiegare il proprio tempo a rassicurare i genitori, scrivere comunicati, attaccare cartelli in giro, spiegare ai vicini cosa stai facendo. Il fatto di avere tante persone davanti a un computer non è un aiuto per la salute. I danni che questo provoca sono enormi.

È scandaloso che il teatro non sia considerato tra le attività essenziali in questo periodo. Tutte le tensioni che accumuliamo con questa situazione paradossale/demenziale è necessario, in qualche modo, trasformarle o ci resteranno dentro generando malattia. Il teatro e la danza servono a questo: a mettere nel corpo le emozioni, le tensioni, le sensazioni e trasmutarle, dando una forma, un’espressione, per far uscire le energie negative e ‘autoguarirsi’.

Ciò che vorremmo chiedere al Governo attuale è di inserire il teatro e la danza tra le attività essenziali, di poter tenere aperto il nostro spazio di lavoro. Di fatto abbiamo sempre rispettato tutte le regole imposte e siamo riusciti a svolgere le nostre attività in totale sicurezza. Invitiamo anche le altre associazioni e organizzazioni a seguire il nostro esempio: danza e teatro in presenza sono possibili rispettando le normative.

Carla Marazzato

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